La mistica del noir - 3
05 settembre 2011 Archiviato in: Scrittura
Ho appena finito di leggere un noir. Non dirò il titolo perché non mi sembra opportuno, perché il discorso vorrebbe essere generale e perché alla fine il libro mi è piaciuto abbastanza.
Leggendolo mi è tornata alla mente la storia del "crimine" di cui viene accusato il giallo "tradizionale", quello di essere "consolatorio" (chiedo scusa per l'abuso di virgolette, sono un modo ingenuo per prendere le distanze dall'uso dei termini _crimine_, _tradizionale_ e _consolatorio_ che non mi appartengono in queste accezioni).
Il punto è che il noir che ho letto era una storia di mafie, quella siciliana e quelle slave, di droga e puttane. E che i cattivi (tutti molto cattivi) erano in gran parte boss e killer di queste mafie, con l'aggiunta di un paio di pezzi grossi, alta finanza e/o politica, o giù di lì. Tutta gente che esiste, per carità, e che più o meno si comporta come descritto nel libro; e tutta gente che io non conoscerò mai da vicino e non toccherà mai la mia esistenza*.
Quello che pensavo leggendo il libro in questione, in definitiva, è questo: non sarà più consolante proiettare tutto il male del mondo su un bestione rumeno o siciliano e su chi tiene i suoi fili e guadagna sui suoi traffici, piuttosto che farmi suggerire che il mio vicino d'ombrellone, la tipa che è in coda davanti a me al market o il ragioniere del terzo piano potrebbero, se mossi da un banale movente da giallo "tradizionale" aprirmi la pancia con un coltello da cucina?
* Naturalmente so benissimo che i pezzi grossi della politica e/o dell'alta finanza possono cambiare la mia vita a distanza con le loro decisioni, leggo i giornali e ho persino quasi fatto il '68 (almeno nella sua versione italiana che è cominciata dopo il 1969-70). Ma, per l'appunto, le loro gesta le posso leggere sui giornali, in genere con nomi e cifre più o meno dettagliati.
Leggendolo mi è tornata alla mente la storia del "crimine" di cui viene accusato il giallo "tradizionale", quello di essere "consolatorio" (chiedo scusa per l'abuso di virgolette, sono un modo ingenuo per prendere le distanze dall'uso dei termini _crimine_, _tradizionale_ e _consolatorio_ che non mi appartengono in queste accezioni).
Il punto è che il noir che ho letto era una storia di mafie, quella siciliana e quelle slave, di droga e puttane. E che i cattivi (tutti molto cattivi) erano in gran parte boss e killer di queste mafie, con l'aggiunta di un paio di pezzi grossi, alta finanza e/o politica, o giù di lì. Tutta gente che esiste, per carità, e che più o meno si comporta come descritto nel libro; e tutta gente che io non conoscerò mai da vicino e non toccherà mai la mia esistenza*.
Quello che pensavo leggendo il libro in questione, in definitiva, è questo: non sarà più consolante proiettare tutto il male del mondo su un bestione rumeno o siciliano e su chi tiene i suoi fili e guadagna sui suoi traffici, piuttosto che farmi suggerire che il mio vicino d'ombrellone, la tipa che è in coda davanti a me al market o il ragioniere del terzo piano potrebbero, se mossi da un banale movente da giallo "tradizionale" aprirmi la pancia con un coltello da cucina?
* Naturalmente so benissimo che i pezzi grossi della politica e/o dell'alta finanza possono cambiare la mia vita a distanza con le loro decisioni, leggo i giornali e ho persino quasi fatto il '68 (almeno nella sua versione italiana che è cominciata dopo il 1969-70). Ma, per l'appunto, le loro gesta le posso leggere sui giornali, in genere con nomi e cifre più o meno dettagliati.
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