Con gli occhi di quel bambino

nucleare

Guardo le foto sulla tragedia giapponese pubblicate da Repubblica e chiedo una cortesia.
Non la chiedo ai politici del regime: sono quelli che dicono
"il nucleare è sicuro, ma non sognatevi di mettere una centrale nella mia regione". Non la chiedo ai giornalisti di regime: sono quelli che oggi, pur di servire gli interessi dei loro padroni, con tutte le notizie che meritavano di essere strillate, titolano in prima pagina "Balle atomiche". Non la chiedo nemmeno, figuriamoci, agli affaristi di regime: sono quelli che hanno riso ed esultato la notte del terremoto in Abruzzo.
La chiedo a chi sono certo guardi al nucleare senza farsi venire l'acquolina in bocca; la chiedo all'onorevole Chicco Testa, ex dirigente di Legambiente e sostenitore del referendum del 1987 sul nucleare, ora presidente del Forum Nucleare Italiano, la chiedo al senatore Umberto Veronesi, oncologo, ora presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare italiana.
Gli chiedo: guardate a quello che sta succedendo con gli occhi di quel bambino, e provate a chiedervi se ha ancora senso parlare di nucleare sicuro, di impianti sicuri, di stoccaggio sicuro delle scorie nucleari, di rischi calcolati, di rischi minimi. Convincetemi che non ci sono alternative.

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